Commento Liturgia
Catechesi
IL VANGELO DELLA DOMENICA
commento di don Fabrizio
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IV Domenica di Avvento – Anno C
Dal libro del profeta Michèa (Mi 5,1-4)
Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
«Aspettare qualcuno o qualcosa di importante è prima di tutto aspettare insieme. L'incontro tra Elisabetta e Maria hanno favorito l'una l'attesa dell'altra. Giovanni il Battista sussultò di gioia per la presenza di Gesù nel grembo di Maria che rese l'attesa di Elisabetta traboccante di gioia. Queste due donne si sono create reciprocamente lo spazio per aspettare e hanno confermato l'una per l'altra che ciò che stava accadendo era qualcosa per cui valeva la pena attendere. Anche la nostra la comunità cristiana deve imparare da queste due donne. Tutti possiamo far crescere e valorizzare ciò che è iniziato nel grembo delle nostre vite fon da piccoli. La visita di Maria ad Elisabetta è una delle espressioni più belle di ciò che significa formare comunità, costituirsi in una famiglia riunita attorno ad una promessa che rivela ciò che sta accadendo nel grembo di ciascuno, nascosto nel mistero della Provvidenza»
(H.J.M. NOUWEN, Il sentiero dell'attesa, Brescia 1972)
Siamo a poche ore dal Natale del Signore tanto atteso. Tra due giorni, nel cuore della notte risuonerà, dopo una lunga attesa, il «Gloria degli Angeli» che confermerà, al suono delle campane, la discesa di Dio nella nostra storia. Vorrei augurare di cuore a me e a voi il compimento delle attese secondo Dio. Penso che abbiamo tutti nel cuore tante promesse, tante speranze, tanti desideri che attendono l’arrivo di un Re che porti ogni cosa a compimento, al suo posto.
Penso alle famiglie che stanno per riunire dopo i lunghi periodi di attesa prima di rivedersi. E mi viene in mente quel familiare, forse lo siamo stati anche noi, che non è atteso con tanta gioia. Ci sono famiglie o parti di esse per le quali il Natale che arriva non sembra sempre una letizia, ma una preoccupazione, un periodo festivo adombrato di malinconia e turbamento per una storia difficile vissuta insieme e forse non ancora perdonata.
Ebbene vorrei dirvi che questo vale un po’ per tutti noi. Maria ed Elisabetta lo sanno ed è per questo che ci prestano i loro sentimenti per incontrare a Natale familiari scomodi, da cui abbiamo preso un po’ di distanza, uno spazio difensivo diventato indifferenza. Eppure oggi nel Vangelo c’è una esultanza segreta, nascosta che ci viene depositata nel grembo di tutti noi, anche di colui che vorremmo evitare di vedere proprio a Natale. Fidiamoci di Dio e di queste due donne meravigliose che la Bibbia ci rivela e a cui ci consegna a due giorni dalla nascita di Dio.
Dobbiamo solo, nel nostro incontro così temuto, azzerare, anzi accarezzare un po’ di storia passata, alleggerire alcuni di pregiudizi reciproci, aprire una porta alla sfiducia che si è depositata nel tempo dall’una all’altra persona. Attendiamo con fiducia insieme che a Natale, magari al pranzo, forse nel gioco, e magari Dio volesse, proprio alla Santa Messa, qualcosa si schiuda negli animi, qualche muro mostri una crepa e ci si possa guardare con uno stupore nuovo e sentire l’esultanza del piacere di esserci rivisti dopo un periodo, forse anni, di buio e tenebra reciproca.
Sono certo che proprio quella persona, fosse il nostro anziano genitore, o quel fratello dimenticato, o il cugino mai apprezzato, sarà la chiave di un Natale più vero! E una volta ritornati alle nostre case scopriremo una gioia grandissima, come lo fu per i Magi che esplosero di felicità davanti a Gesù. Tornarono alle loro vite per strade lontano dalla malvagità di Erode grazie all’incontro con Gesù. Auguro questo compimento a tutte le nostre famiglie. Una telefonata, una lettera, un invito che non abbiamo saputo fare per anni e vedremo: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo»! Sì, perché c’è un grembo traboccante di gioia che vuole esultare alla nostra tavola, proprio in casa nostra e proprio tra due giorni! Non lasciamolo sfiorire! Buona attesa di Gesù!
Sia lodato Gesù Cristo